Tonalite dell’Adamello
Da una delle più belle valli montane, la Val di Genova, la valle delle cascate, com’é anche conosciuta, incastonata tra l’Adamello e la Presanella, proviene un materiale unico. Talmente unico da esser diventato riferimento scientifico per tutte le pietre simili del mondo e da aver imposto loro il nome: la Tonalite.
Un nome, come si capisce, mutuato dal vicino passo del Tonale, e un aspetto molto elegante e particolare: un “granito” bianco, candido come la neve ma cromaticamente mosso da minerali neri disposti in maniera più o meno articolata a seconda della zona in cui esso è campionato, figlio di un’irrequieta terra che si è fatta strada dalle viscere più profonde attraverso fratture-puzzle che hanno consentito, tra i 30 e i 40 milioni di anni fa, la risalita di un’enorme quantità di magma che si è aperto un varco tra i sedimenti più superficiali sovvertendo predestinate morfologie sedimentarie e consentendo nuovi più unici e incredibili paesaggi.
Descrizione macroscopica
Si tratta di un litotipo magmatico olocristallino, compatto faneritico e policromo poiché costituito da cristalli medio grossolani di colore nero a lucentezza vetrosa che possono raggiungere dimensioni anche sub centimetriche. Essi sono circondati da silicati chiari, sia bianchi e sia trasparenti, incolori. Localmente i minerali scuri presentano una isoorientazione. Macroscopicamente il materiale si presenta sano, non reagisce in presenza di acido cloridrico e si riga solo localmente con una lama metallica.
Descrizione microscopica
Aspetto della Tonalite della Val di Genova in sezione sottile. In colore marrone più o meno chiaro biotite mentre in verde si nota la clorite e gli anfiboli.
Litotipo olocristallino faneritico (= visibile a occhio nudo), con grana medio grossolana: i cristalli maggiori possono, infatti, raggiungere dimensioni sub centimetriche. I minerali che lo compongono sono per parte subedrali/euedrali e per parte anedrali (foto 4), possono cioè avere forma propria totalmente, parzialmente oppure esserne completamente privi.
I costituenti della roccia sono, in ordine di abbondanza secondo stima visiva, feldspati, quarzo, biotiti, anfiboli, epidoti, clorite, apatite.
Feldspati (47÷55%) costituiti prevalentemente da plagioclasi e in netto subordine da feldspati s.s., entrambi di durezza 6 ÷ 6,5 secondo la scala di Mohs. Prevalentemente anedrali e in subordine subedrali essi presentano dimensioni massime pari a 2 mm. I plagioclasi si presentano localmente fratturati, e/o deformati, come si osserva dalla loro estinzione ondulata e dalla presenza di lamelle di geminazione anch’esse deformate. Possono presentare inclusi bollosi e più raramente sono pecilitici. Alcuni individui sono zonati e l’andamento di tali zonature possono essere sia dirette e sia inverse (foto 7). Tendenzialmente sani anche se non sono assenti individui in fase di alterazione con locali masserelle di epidoti e di opachi. Possono essere presenti rare strutture di smistamento, anche coronitiche. Non è possibile determinare la corretta percentuale di molecola anortitica presente poiché le lamine di geminazione spesso sono deformate.
Anfiboli: (3%) durezza 5 ÷ 6 secondo la scala di Mohs. Pecilitici, con dimensioni massime pari a 3 mm. Sono di tipo Orneblenda (foto 8). Possono presentare un aspetto localmente più o meno cribroso, quasi relitto. Sono solitamente associati alla biotite e talora in fase di cloritizzazione.
Epidoti: (3%) durezza 6 ÷6,5 secondo la scala di Mohs. Rari gli individui anedrali, essendo preferibilmente presenti come più o meno minute masserelle di epidoto ss. (foto 5), molto spesso collocate in coincidenza delle fratture dei feldspati.
È presente inoltre Clorite quale prodotto di alterazione di biotiti e anfiboli (1% secondo stima visiva) durezza 2 ÷ 3 secondo la scala di Mohs; Apatite come microcristalli (1% secondo stima visiva), durezza 5 secondo la scala di Mohs prevalentemente associata alla biotite; rari Zirconi e microgranulazioni di opachi diffusi all’interno di alcuni minerali.
Definizione petrografica* (secondo EN12670): QUARZODIORITE (TONALITE)
A BIOTITE ED ORNEBLENDA (Magmatic Rocks Classification Charts)
La storia della Tonalite dell’Adamello è particolarmente complessa. Localizzata nelle Alpi sud orientali, essa copre un’area di 4 fogli geologici. E’ un prodotto di origine magmatica considerato come riferentesi ad un margine continentale attivo di arco.
Il batolite che forma l’Adamello è composito, essendo stato generato da almeno quattro intrusioni magmatiche tra loro adiacenti di età differente variabile tra 42 e 30 Ma (datati per mezzo di studi geocronologici) che hanno sollevato e scardinato il basamento e la successione sedimentaria Permo Triassica già in affioramento. Questi grandi ammassi magmatici di età via via più giovane verso il nord, hanno una profondità di intrusione stimata tra i 9 e gli 11 km, la qual cosa ha comportato un relativamente rapido tempo di raffreddamento. Di composizione tonalitico-granodioritica, queste quattro distinte intrusioni sono state così denominate: 1) Batolite Re di Castello-Corno Alto; 2) Batolite Adamello Occidentale; 3) Batolite Avio-Picco Centrale; 4) Batolite Presanella con sub unità e corpi magmatici singoli secondari compresi all’interno di ogni singola unità. L’area nord orientale dell’Adamello e la zona della val di Genova mostrano inoltre una peculiarità molto particolare, e cioè la presenza di una fascia chilometrica di tonalite che si presenta strutturalmente foliato con isoorientazione dei minerali costituenti.
Il batolite dell’Adamello, massiccio igneo che risale al terziario, è un’intrusione magmatica di enormi dimensioni, con un’estensione di 670 km2. Esso è delimitato e confinato tra due importanti direttrici, la linea del Tonale e quella giudicariense.
Esse, incrociandosi, hanno delimitato e provocato la formazione di un settore crostale del sud alpino, un “cuneo” (foto 14) che – circondato da materiale sedimentario che può essere fatto risalire al mesozoico e al permiano – è costituito da materiale di composizione calcalcalina di età variabile dall’eocene all’oligocene, con un’età che cala progressivamente da sud ovest verso Nord est. Le quattro intrusioni riconosciute, precedentemente osservate, definite Superunità, sono costituite da vari plutoni (foto 15) con composizione che varia da tonalitica a granodioritica corrispondente ad una tholeiite (tipo di basalto soprassaturo in silice) ricca in Mg. La loro modificazione in seno ai diversi batoliti può essere imputabile alla probabile cristallizzazione frazionata del magma, ma anche a locale assimilazione e discioglimento della crosta che li inglobava, o a contatti netti; anche la foliazione del materiale, particolarmente visibile nella parte più orientale del batolite dell’Adamello, come in quello qui analizzato che proviene dalla Val di Genova, sembrerebbe imputabile ad una condizione genetica sulla quale si possono essere sovrimposte condizioni tettoniche più o meno localizzate e spinte.
Tre sono le cave da cui proviene la Tonalite della val di Genova, anche se di queste, una è in fase di chiusura, e una è una realtà prettamente artigianale. La più importante per dimensioni e potenzialità è senz’altro quella posizionata in località Ponte Rosso (cava Pedretti) che ha una previsione di sviluppo stimato in oltre 20 anni di estrazione.
Queste cave, molto sofferte per la loro posizione e che hanno dovuto affrontare grandi spese per la stabilizzazione dei fronti estrattivi, hanno penato non poco anche per la loro presenza all’interno del parco naturale che ne ha dettato molto spesso tempi e modi di estrazione. Per molti la loro presenza nel parco è un vero controsenso, e a gran voce ne hanno chiesto la chiusura, dimenticando di dire, però, che esse sono lì con diritto di precedenza a causa della loro antica utilizzazione. E se la cava di Ponte Rosso è stata aperta e sfruttata con continuità familiare da circa il 1960, è senza ombra di dubbio da queste cave che provengono i materiali marker storici fin dai secoli passati dell’edilizia dei paesi circostanti, della Val Rendena e delle vallate via via più lontane.
Caratteristiche fisico meccaniche
Assorbimento d’acqua a pressione atmosferica (%) 0,4
Resistenza alla Compressione (MPa) 192
Resistenza alla Compressione dopo gelo (MPa) 201
Resistenza alla Flessione (MPa) 12,8
Resistenza alla Flessione dopo gelo (MPa) 14,3
Resistenza alla abrasione (mm) 17,0
Valori calcolati secondo normativa europea UNI EN
Un’analisi dei dati tecnici ci permette di trarre queste considerazioni:
Il materiale ha ottime caratteristiche fisico meccaniche e, specialmente nel caso di un uso in ambiente esterno con temperature rigide, le proprietà del materiale sono tali da garantire un’eccezionale risposta alle variazioni di gelo e disgelo. Infatti, come si può notare nella tabella, i valori di resistenza a flessione e compressione dopo cicli di gelo e disgelo, aumentano. Ottimo inoltre il valore di resistenza all’abrasione, essendo il materiale di composizione silicatica con rilevante percentuale di quarzo e feldspati (durezza Mohs rispettivamente di 7 e 6 ÷6.5).
Usi e trattamenti
Un materiale, la Tonalite, che ha una “anzianità di servizio” che si perde nel tempo, nata dall’uso sobrio della gente di montagna, per la quale il materiale deve avere mille valenze e ottima durata. E vistane la risposta, il suo è stato un uso semplice ma ubiquitario: semplice per ovvi motivi, data la durezza del materiale che, specialmente nei tempi passati doveva essere lavorato e rifinito a mano, ubiquitario perché nei tempi passati ciò che funzionava bene veniva sfruttato con metodo, costanza, e il più possibile.
E quindi Tonalite per la costruzione di muri, mensole, pavimenti, muretti, paracarri, ma anche fontane (come non citare quella progettata dall’architetto Ettore Sottsass Jr.?), rivestimenti, per costruire e decorare palazzi, chiese, monumenti…
Gli edifici storici e tradizionali della Val Rendena sono costruiti in Tonalite. Un sedime di tecnologie che ha portato all’inesorabile lavorazione del materiale in modi differenti che si presentano, muti testimoni del tempo, in luoghi assolutamente unici, come nella chiesa di Santo Stefano a Carisolo, all’inizio della Val Genova, risalente al 1244 e dal 1736 chiesa cimiteriale, con gli ormai celeberrimi affreschi della danza macabra d’ispirazione Medioevale, dipinta da Simone Baschenis e nel cui interno – probabilmente risalente al 1700 – acquasantiere e coperte di altari sono realizzati in tonalite.
Tutto nelle montagne circostanti parla di tonalite: muretti a secco, rivestimenti esterni, conci per edifici, chiese, lapidi, scalini, massi di protezione dei torrenti. E più passa il tempo, con una tecnologia che sta diventando sempre più perfezionata e potente e in grado di consentire la lavorazione di materiali un tempo problematici per durezza, più aumentano le potenzialità di utilizzo di questo incredibile materiale, le cui ottime caratteristiche fisico e meccaniche ne permettono l’uso in ambienti proibitivi per altri materiali, sia dal punto di vista della temperatura e sia per la presenza di sostanze acide, con tutte le finiture che più possano piacere, da lucido fino a sabbiato, fiammato, o con finiture ad urto.
Anna Maria Ferrari
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