Le pietre di Venezia
«Bene, oggi parleremo di uno dei più grandi studiosi inglesi del 1800, che teorizzò l’estetica della decadenza e impose l’immagine di Venezia nel mondo, grazie alla sua più importante opera “The stones of Venice”». «Nooo profe! Pietà!!!!». «Silenzio zucconi, se solo aveste un po’ di sale nella vostra testolina non solo vi leggereste tutti e tre i volumi dell’opera, ma lo fareste addirittura in inglese!». «Ma profe!, un libro su Venezia passi, ma su delle pietre…».
Destino beffardo! Non immaginavo allora, liceale, quante volte mi sarei trovata di fronte questo libro come nota bibliografica o come citazione, vuoi in tesi applicate al settore lapideo, vuoi in saggi. Ogni volta la reazione era di fastidio (poteva mai una professoressa avere ragione?), ma anche di crescente curiosità e quindi, trovatolo, ho deciso che era il momento di affrontarlo.
Ruskin, romanziere e studioso del 1800, è stato particolarmente legato a Venezia, dove vi ha vissuto per vari periodi – lui profondo conoscitore ed esecutore di acquerelli – per approfondire l’analisi delle opere del Turner, considerato il padre dei pittori moderni.
L’occhio esperto del pittore che accarezza paesaggi e dettagli sicuramente inusuali per lui, la sua sensibilità nelle arti figurative unitamente ad un carattere particolare, quasi al limite del patologico – soffrì per molti anni di depressione – sortì quella miscela culturale che ha portato alla realizzazione dell’opera in tre volumi “Le pietre di Venezia” solitamente selezionata ed elaborata, come nel nostro caso.
Il concetto basilare dell’opera di Ruskin è che ogni città, nel bene e nel male, è lo specchio dei suoi cittadini, la sua struttura architettonica riflette la cultura e la morale civile e religiosa degli abitanti e, quindi, ogni dettaglio scolpito sulla pietra, ogni cambiamento di stile, diventa un libro aperto su quello che è il tessuto sociale che ha scelto, lavorato e poi utilizzato le pietre. Ed è proprio attraverso uno studio dettagliato delle pietre e dei dettagli delle loro lavorazioni che Ruskin fa una anamnesi della storia di Venezia, di come la città sia cambiata, in itinere, nei suoi aspetti scultoreo–architettonici, e di come a mano a mano cambiassero anche i veneziani oltreché gli scalpellini rispetto le problematiche religiose, sociali e commerciali.
Senz’altro Venezia, gioiello più unico che raro, non ha faticato molto ad ammaliare un animo sensibile e colto come quello di Ruskin che, con metodo e foga, ha iniziato a censire le pietre della città, se così si può dire, perorando la causa dell’arte gotica per la quale egli prova una profonda nostalgia perché, oltre ad essere per lui uno dei più importanti stili architettonici, diventa anche una fertile ed ideale connessione fra attività creatrice, spirito religioso, culturale e morale, in antitesi all’arte rinascimentale in cui. Sempre secondo Ruskin, si ha la supremazia dello stile asettico della ragione che sopraffà la religione e il cuore, da sempre alimentati più dall’emotività che non dalla perfezione stilistica. Con l’arte rinascimentale chi lavora non deve estrinsecare se stesso, ma riprodurre quasi pedissequamente attraverso dettami e sapere scientifico, e la perfezione è sublimata a scapito di ciò che egli definisce l’umana bellezza dell’imperfezione del gotico.
E per avvalorare questa tesi egli analizza la complessa e ricca edilizia veneziana di un arco di tempo che va dall’Alto Medioevo al Rinascimento. Egli dipana e segue la sua tesi percorrendo a palmo a palmo Venezia, parlando della tal finestra presente nella tal calle, del tal fregio che si può ammirare nel tal palazzo, del decoro di un capitello confrontato con quello della tal chiesa…
E’ prezioso questo libro perché, al di la’ della profonda cultura che emana, fa “guardare” alle pietre in maniera differente, con occhi diversi, quasi propensi a leggere il significato e la storia che ogni pietra evoca.
Ruskin prende per mano il lettore e lo accompagna materializzando con le sue descrizioni una Venezia reale, magistralmente catturata, oltretutto, nei suoi acquerelli.
Il libro ha inoltre una funzione molto più profonda e forse non ricercata da Ruskin: è infatti un’incredibile testimonianza, che va oltre al confronto di stili e culture, di come Venezia sta cambiando. Poter ancora oggi vedere quei dettagli, quei palazzi quali l’autore li ha descritti dà ancora la speranza che una tutela e una salvaguardia architettonica possano effettivamente salvare e conservare per i posteri le pietre “preziose”, se così si può dire, di Venezia.
«Profe, aveva ragione!».
INFORMAZIONI BIBLIOGRAFICHE
Titolo Le pietre di Venezia
Autore John Ruskin
Editore www.mondadori.it
Collana Oscar classici
Curatore Attilio Brilli
Pagine 260
Lingua italiano
Formato cm 14×21,5, brossato
Anno pubbl. 2000
Isbn 978880447677
Prezzo €. 10,00