Il cavatore
Una sera, stanco dopo una giornata di duro lavoro, un cavatore di pietre, tornando a casa, vide un bottegaio, grasso e pasciuto, dietro al proprio banco e pensò: “Che bellezza essere bottegaio!”.
Una voce, nell’aria, gli disse: “Tu sarai bottegaio”.
Così fu. In poco tempo anch’egli ingrassò, dietro al banco, diventando liscio e pasciuto. Il lavoro andava benissimo e gli avanzava il tempo di stare sull’uscio del negozio ad osservare le persone che passavano. Fu così che un giorno vide un dignitario di corte in portantina.
“Che bellezza essere un dignitario di corte!”, sospirò.
E la voce, nell’aria, persuasiva: “Tu sarai dignitario di corte”.
Avvolto in vesti di seta, eccolo girare per tutto il Giappone agli ordini dell’Imperatore, chiamato il Figlio del Sole. Pur essendo molto soddisfatto del suo incarico, non poté fare a meno di pensare: “Che bellezza essere il Figlio del Sole!”.
E la voce, nell’aria, squillante: “Tu sarai il Figlio del Sole!”.
Quando usciva dalla reggia, il nuovo Imperatore si sentiva aggredito, nonostante il suo nome, dai raggi cocenti del sole. Fu costretto ad usare un ombrellino di seta per difendersene, quindi pensò: “Che bellezza essere il sole!”.
E la voce, tuonante: “Tu sarai il sole!”.
Splendente, tutto d’oro, circondato di raggi lucenti, viveva in mezzo al cielo, ma un giorno una nuvola di passaggio lo nascose.
“La nuvola è più potente di me” pensò. “Che bellezza essere nuvola!”.
E la voce nell’aria sussurrò: “Tu sarai nuvola!”.
Diventato nuvola galleggiava dolcemente nel cielo, quando un vento impetuoso l’affettò, lo strapazzò e lo ridusse a brandelli. Ancora una volta pensò: “Il vento è più forte della nuvola. Che bellezza essere il vento!”.
E la voce sibilante: “Tu sarai vento!”.
Che corse sfrenate fece allora, disperdendo le nuvole, sconvolgendo il mare, sradicando alberi, scoperchiando case! Si abbatté quindi contro una montagna, ma contro di essa non poté fare nulla: rimase ferma e indifferente. Era più forte del vento.
“Che bellezza essere montagna!”.
E la voce, cupamente: “Tu sarai montagna!”.
Ferma, impassibile, la montagna se ne stava imponente a dominare il paesaggio. Ma un giorno sentì lungo le sue pendici un picchiettio insistente.
La montagna stette in ascolto. I colpi, ritmici e regolari, continuarono. La pietra si rompeva, i massi si staccavano dai fianchi.
“C’è qualcuno che è più forte della pietra”, pensò, “Chi sarà?”.
Guardò con attenzione e cosa vide… vide un uomo che batteva, batteva, batteva.
Allora si ricordò di quando era stato cavatore e pensò:
“Il più forte ero io e non lo sapevo!”.
Questa volta non sentì la voce, ma si ritrovò qual era stato qualche tempo prima: cioè a picchiettare sulla pietra, nella cava aperta sulle pendici della montagna.
Fiaba giapponese
Il cavatore, fonte immagine: www.valtrompiastorica.it